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21 marzo: Giornata della memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie


Cosa Nostra, è questo il nome ufficiale della mafia siciliana, diventata sempre più potente grazie ai traffici illegali legati alla droga, e ad altre attività fuori legge. Tra queste, c’è anche quella del “pizzo”, cioè la pretesa di riscuotere, dai proprietari di un ‘attività, un pagamento mensile, senza il quale, si rischia di vedere esplodere il proprio negozio, o addirittura di essere ucciso. Cosa Nostra, grazie anche al potere di corrompere le persone, è riuscita, per anni, a tenere in pugno parte della popolazione, che, per paura di ritorsioni, stava zitta, ma anche, purtroppo, una parte dello Stato , che ha dovuto fare i conti con la presenza politici risultati corrotti.
Tuttavia, non sono certo mancati gli interventi da parte di persone fedeli allo Stato, che spesso, hanno pagato, con la loro vita, il loro impegno contro la criminalità organizzata.
ll 21 marzo, infatti, si celebra la Giornata della memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. (Legge n. 20 dell’8 marzo 2017). Tra le tante vittime di mafia ricordiamo molti giornalisti, scrittori, poliziotti, carabinieri, politici, giudici e magistrati.
Durante gli anni ’80, la lotta alla mafia si è fatta più decisa, grazie alle indagini del famoso “pool antimafia”, creato da Rocco Chinnici, di cui facevano parte anche i magistrati Giovanni Falcone, Paolo Borsellino.
Dopo l’omicidio di Chinnici, ucciso con una macchina imbottita da esplosivo, parcheggiata sotto casa sua, il pool fu affidato ad Antonino Caponnetto. Grazie alle indagini condotte, il 10 febbraio 1986, iniziò il maxiprocesso di Palermo, che coinvolse 475 imputati e si concluse con un totale enorme tra anni di detenzione ed ergastoli (carcere a vita) per crimini di mafia.
Purtroppo, nonostante ciò, Cosa Nostra, riuscì a mettere a segno due tragici attentati: il 23 maggio 1992, lungo l’autostrada che conduce a

Palermo, persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta, posizionando, sotto una canaletta, oltre cinquecento chili di tritolo.
Il 19 luglio 1992, anche il giudice Paolo Borsellino fu ucciso con un’auto piena di tritolo, parcheggiata davanti alla casa di sua mamma.
L’uccisione dei giudici Falcone e Borsellino, però, si ritorse contro la mafia, perché, da quel momento, si è creato un forte movimento di protesta popolare contro Cosa Nostra.
Sebbene anche oggi l’attività mafiosa continui ad esistere, per fortuna, grazie alle attività di informazione nelle scuole e nelle università e anche grazie alle varie associazioni, i giovani sono sempre più in prima linea nella lotta alla criminalità e possiedono una coscienza civile nei confronti del problema, che, sicuramente, li rende più forti e meno facili da convincere che la scelta di diventare mafiosi, equivalga ad essere “uomini d’onore”.

Classe quinta

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